
Mio padre era operaio, usciva di casa prima che facesse giorno e tornava per cena, sporco e stanco. Per uno stipendio che non gli permetteva neanche di portarci qualche giorno al mare in estate.
I soldi li avevano “gli altri”. I soldi, nella mia testolina, erano qualcosa che avevano i bambini più fortunati.
Cresci pensando che tutto dipenda dal fato, convinta di non avere il controllo di nulla. Speri nella fortuna, ma nella tua testa una voce ha già sentenziato da tempo che quella fortuna capita sempre agli altri, magari a chi ha le conoscenze giuste.
Pensare che la mela non cade mai lontana dall’albero è la ciliegina sulla torta di questo ragionamento, che ti arrotola in una spirale di rassegnazione.
Non ti stupisci quando al liceo tu non vai a fare vacanze studio all’estero, perché in realtà non fai neanche un week-end a Valle Crosia.
È naturale all’università essere tra gli studenti lavoratori (perché devi pur mantenerti) che fanno il triplo della fatica a mantenere il ritmo e non riescono mai ad arrivare in tempo al ricevimento dei docenti.
Quando in segreteria ti dicono che il tirocinio propedeutico all’iscrizione all’albo non è compatibile con un lavoro da dipendente con orari fissi, incassi il colpo e archivi l’esame di abilitazione tra le cose che non farai mai perché “non hai i soldi” e non puoi certo smettere di lavorare.
I pensieri di scarsità, la convinzione che non avrei mai potuto cambiare il mio destino, la rassegnazione ad una vita di tanta fatica e poche soddisfazioni mi hanno accompagnata fino alla soglia dei 30 anni.
Il mio ex marito mi spronava a licenziarmi da quel lavoro umiliante e a trovare la mia strada, qualunque fosse. Io iniziavo a concedermi di sognare.
Ho iniziato a viaggiare. Lunghi on the road in terra americana che mi hanno fatto vivere un mondo diverso e incontrare persone provenienti da ogni parte del mondo. Persone tra loro diversissime.
Questi viaggi che mi hanno aperto la mente e mi hanno fatto trovare una nuova me, che non immaginavo neanche esistesse.
Partivo dall’Italia carica di insicurezze e con la borsa piena di ansiolitici. Arrivavo in USA e guidavo per giorni attraversando Yellowstone in lungo e in largo. Camminavo per ore sotto il sole cocente dello Utah per raggiungere il Delicate Arch e scoppiare a piangere con sonori singhiozzi non appena raggiunta la meta. Non ci credevo. Ci ero riuscita.
Ho lasciato il lavoro da dipendente e ho aperto partita IVA.
Non sono diventata milionaria, non ancora. Ma in 3 anni sono uscita dal regime dei minimi e nel 2019 ho fatturato poco più di 65mila euro.
Alla faccia di tutti coloro che mi dicevano che ero pazza a non accedere al regime forfettario.
Il punto è che i limiti oggi mi stanno scomodi.
Ho vissuto una vita piena di lacci stretti nella mia testa. Ora i limiti cerco solo di usarli come spinta per superarmi.
Tante persone hanno avuto un ruolo importante nella mia crescita professionale e personale ma una di loro ha avuto un peso davvero incredibile se paragonato alla sua minuta fisicità.
L’ho conosciuta quando lei era alla ricerca di qualcuno che si prendesse cura del suo primo sito. Mi scrisse e dopo poche mail avevamo già capito che l’affinità tra noi era più che buona.
L’amicizia, profonda e sincera che ci unisce, è nata in modo graduale e naturale.
È la prima persona a cui penso quando desidero condividere una gioia o un dolore. È lei che ho chiamato quando ci hanno detto “la casa è vostra!” e ricordo ancora le lacrime di gioia, le risate e la sensazione di averla accanto, nonostante io mi trovassi in Piemonte e lei alle Canarie.
Seguo Giada praticamente da sempre e ho vissuto l’evoluzione del suo business come amica e come collaboratrice.
Non saprei dire quante volte sono rimasta ammirata di fronte alla sua energia, alla potenza con cui si prende quello che le spetta. Con gentilezza e determinazione.
Lunghe chiacchierate con lei mi hanno aiutata a capire che sì, possiamo prenderci tutto quello che desideriamo.
Che possiamo dare un calcio ai pensieri di scarsità, possiamo abbracciare la piccola Calimero che è dentro di noi, consolarla un po’ e poi dirle di muovere il culo.
Possiamo e dobbiamo essere chi vogliamo, senza dover per forza rinunciare a qualcosa.
Se anche tu vorresti attingere ad una simile fonte di energia, potente e travolgente, il percorso Soulful Business di Giada è proprio quello di cui hai bisogno. 7 mesi di formazione che comprendono video, dirette, esercizi e incontri con tante esperte (e sì, ci sarò anche io!).
Giada creerà una community di donne che trasformeranno tutti i loro sogni in realtà, senza compromessi e senza vendersi l’anima.
Ci tengo a specificarlo: non ho mai partecipato a Soulful Business come allieva, ma grazie al mio ruolo di collaboratrice di Giada ho avuto il privilegio di seguirne ogni edizione, accedere a tutti i contenuti e soprattutto osservare l’evoluzione business delle sue soulful girls. Che potenza!
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